Oggi abbiamo il piacere di parlare con Silvana Santo, founder del blog Una mamma green, giornalista per molte testate a tema green e autrice del libro "Una mamma green" edito da Giunti.

  • Nel 2013 nasce il tuo blog e qualche anno dopo viene pubblicato il tuo primo libro, come hai fatto a partire? Cioè come ti è venuta in mente l’idea di aprire un blog dedicato alle mamme che vogliono essere green ed educare i propri figli al rispetto dell’ambiente?

Diciamo che per me è stato un processo molto spontaneo, perché lavoravo già da anni come giornalista online, proprio nel settore ambientale. Inoltre, all’epoca non era molto semplice, perlomeno nel mio territorio, coniugare le istanze "green" con le esigenze della maternità, per cui mi sono ritrovata a fare i conti con una certa frustrazione e con la sensazione di essere "strana", in qualche modo. Il web mi ha permesso di connettermi con realtà diverse e distanti, trovando spunti, supporto e condivisione. E di sfuggire in qualche modo al giudizio e ai consigli non richiesti che le neomamme si trovano spesso a fronteggiare nel loro ambito familiare e di prossimità.

  • Essere una madre green immagino che avrà delle problematiche, quali sono gli scogli principali da affrontare? Quali sono i problemi che maggiormente ti danno filo da torcere?

Finché i figli sono molto piccoli, l’insidia principale secondo me è rappresentata dal rischio di "strafare" e di cadere nella trappola del consumismo e dello spreco, condizionati in qualche modo dal volere il meglio per i propri figli (che è un sentimento ovviamente normale e positivo). Anche il senso di smarrimento che si può provare nel vivere il proprio "debutto" nella maternità può indurre a credere di risolvere problemi e difficoltà acquistando mille gadget, igienizzando e sanificando tutto e così via.
Nella fase in cui mi trovo adesso, con figli ormai scolarizzati, mi sembra che la fatica principale venga dal portare avanti con coerenza il proprio stile di vita nonostante le spinte avverse che spesso arrivano dall’esterno (e che incitano appunto a consumare, possedere, apparire...).

  • Parliamo un attimo di pannolini lavabili, ne hai scritto in più occasioni sul tuo blog, sono più i pregi o difetti di questo prodotto? Come ti sei trovata a farli indossare ai tuoi bambini?

Secondo me sono molto più pratici di quanto la maggior parte delle persone possano pensare senza averli provati. I pannolini lavabili attuali non hanno molto in comune con le fasce usate dalle nostre nonne, sono il frutto di una tecnologia molto più avanzata che li rende semplici da usare e da lavare e relativamente facili da asciugare. Io mi sono trovata molto bene con un compromesso che si è rivelato ideale per la mia famiglia: lavabili durante il giorno e usa e getta biodegradabili di notte (e in viaggio).
In giro per l’Italia ci sono molte pannolinoteche in cui è possibile ottenere consigli e indicazioni, nonché fare test, noleggiare o acquistare pannolini lavabili. Consiglio a chi volesse saperne di più di cercare la più vicina a casa propria.

  • I tuoi figli sono senza dubbio molto sensibili alle tematiche ambientali e al rispetto del Pianeta, come hai fatto a spiegargli argomenti che sono anche complessi in molti casi? Che consigli puoi dare alle mamme che vogliono seguire il tuo esempio?

All’età che hanno i miei figli (6 e 4 anni) trovo personalmente che sia inutile, se non addirittura controproducente, fossilizzarsi troppo sulle problematiche ambientali e sulle emergenze ecologiche, presentando la questione in termini ansiogeni, colpevolizzanti o comunque negativi. Preferisco che i miei figli, in questi primi anni della loro vita, godano appieno del contatto con la natura, imparino a viverla e conoscerla per innamorarsene e sentire quindi l’urgenza di difenderla in modo istintivo e spontaneo.
In famiglia cerchiamo quindi di fare molte esperienze all’aria aperta, ma anche di frequentare mostre, centri visita e musei di stampo didattico e scientifico. Quanto alle istanze ecologiste, credo che il sistema più efficace per trasmetterle sia l’esempio quotidiano e una certa coerenza, dalla differenziata al risparmio energetico agli acquisti responsabili. Io coinvolgo sempre i bambini nelle mie scelte e nelle mie esperienze, spiegando loro con semplicità ma con "verità" le ragioni di tutto quello che faccio, quando per esempio raccolgo rifiuti abbandonati da altri in spiaggia, quando rifiuto l’invito di amici al circo con gli animali, quando al supermercato scelgo un prodotto a km zero, oppure compro un maglione vintage su un sito dell’usato.

  • Raccontaci qualcosa in più sul tuo libro, “Una mamma green”, com’è nata l’idea di pubblicare un volume? Cosa troveranno le mamme del tuo libro? Hai in mente di scriverne un altro?

L’idea era quella di scrivere il libro che avrei voluto poter leggere io quando sono diventata mamma. Non so se ci sono davvero riuscita, l’ho scritto con il preciso intento non già di dare lezioni o somministrare consigli, ma di fornire una testimonianza, di condividere la mia esperienza (nel bene e nel male). Mi piacerebbe prima o poi fare il grande salto nel mondo della narrativa vera e propria: un’idea nel cassetto ce l’ho, ma l’editoria è un mondo difficile. Staremo a vedere...