La belladonna è una delle piante più usate in farmacologia per la preparazione di rimedi omeopatici. Le sue proprietà hanno grandi benefici per il nostro organismo, ma come dobbiamo coltivarla?

Il nome scientifico di questa pianta è Atropa belladonna e si rifà alla dea greca che aveva il potere di recidere il filo della vita; appartiene alla famiglia delle Solanaceae e cresce principalmente in Africa settentrionale, in Asia occidentale e nelle zone montuose dell’Europa.
Contiene tre alcaloidi che sono anche i suoi principi attivi: l’atropina, la iosciamina e la scopolamina. Sono tutte e tre sostanze benefiche se prese nelle dosi giusti, ma possono diventare letali se le si superano; la belladonna infatti è considerata molto velenosa, soprattutto le sue bacche che possono addirittura provocare la morte se ingerite.
Ma possiamo stare tranquilli: i rimedi omeopatici vengono preparati in modo del tutto sicuro e soprattutto facendo molta attenzione ad usare una dose davvero piccola della tintura madre di tutta la pianta.

Vediamo ora più da vicino questa pianta, quali sono i benefici che la belladonna ha sul nostro organismo, le sue proprietà e come coltivarla nel modo corretto.

Belladonna: benefici e proprietà della pianta

La belladonna è una delle piante più usate per produrre rimedi omeopatici, questo perché ha moltissime proprietà e benefici sull’organismo umano; allo stesso tempo però è molto pericolosa: se si eccede con le dosi i tre alcaloidi presenti in essa possono alterare gli organi che rispondono al sistema nervoso simpatico e quindi produrre grossi disagi e problematiche.

Principalmente la belladonna viene utilizzata per tutti i disturbi provocati da un’alterazione del sistema nervoso.
L’uso più comune è quello per contrastare le affezioni dell’apparato respiratorio e per le malattie esantematiche che colpiscono generalmente i bambini.
Quindi è perfetta per alleviare raffreddori molto forti, febbre, mal di gola e influenza.
L’azione antispasmodica e parasimpaticolitica di questa pianta la rende perfetta per accelerare i processi di cicatrizzazione dell’ulcera, ma anche per alleviare i sintomi della gastrite e di altre patologie che affliggono l’apparato gastrointestinale.
Inoltre può essere utilizzata per alleviare dolori mestruali, problemi alla pelle come eczemi, allergie ed eritemi, ma anche per curare patologie degli occhi e dolori articolari diffusi.

Come abbiamo già detto la belladonna può essere però anche molto pericolosa: dunque il consiglio è quello di evitare cure fai da te e di consultare sempre il medico prima di assumerla. Infatti può alterare l’effetto di altri farmaci e può avere controindicazioni non proprio piacevolissime nei pazienti che la assumono.

Come coltivare la belladonna

La belladonna non è propriamente considerata una pianta ornamentale da coltivare nel proprio giardino: essa infatti è più utilizzata in campo farmacologico per produrre medicinali omeopatici.

In generale comunque necessita di un clima secco e freddo: in Italia infatti cresce spontaneamente nelle zone montuose dell’appennino tra i 500 e i 1500 metri di altezza.
È una pianta perenne e può essere di colore viola o giallo; la si può riconoscere per il suo arbusto legnoso che può arrivare a svilupparsi in altezza fino a 1,5 metri, per i fiori di colore giallo e per le bacche di colore verde che ricordiamo essere molto velenose.

Non ama molto la luce e i raggi diretti del sole: cresce infatti generalmente in zone molto ombreggiate, ma ha bisogno di molta acqua, soprattutto nei mesi caldi. Dobbiamo però fare attenzioni ai ristagni poiché è una pianta con radici che marciscono molto facilmente e questo è una delle malattie che più spesso la affliggono.
La fioritura avviene nei mesi estivi , in particolare tra giugno e settembre compaiono tra le foglie piccoli fiori con la caratteristica forma a campana, di colore viola.

Fin dall’antichità questa pianta viene usata sia in medicina sia nel campo della cosmesi ancor prima del periodo medievale. Durante l’impero Romano, invece, spesso era utilizzata come veleno per uccidere persone scomode.