La guerra russo-ucraina che ha scatenato la crisi energetica di questi ultimi mesi e l’esorbitante aumento del costo del gas ha spinto moltissimi italiani a pensare a fonti alternative per riscaldarsi questo inverno così da non temere le temperature rigide e al contempo risparmiare in bolletta.

Stufe a pellet e camini sono così diventati una scelta per moltissime persone prese dalla paura che le varie limitazioni poste in essere dalle più recenti normative possano creare problemi ed impedire di riscaldare al meglio la propria abitazione.

In realtà non tutte le regioni consentiranno ai loro abitanti di affidarsi a stufe e camini nei mesi più freddi. Il motivo? L’eccessivo inquinamento atmosferico che questi metodi di riscaldamento alternativi potrebbero avere. Cerchiamo quindi di capire nel dettaglio cosa sarà vietato e dove e quali potrebbero essere le multe per chi accende stufe e camini.

Multe per chi accende stufe e camini: ecco le regioni

Sono cinque le regioni italiane che in base a diverse normative promettono multe più o meno salate a chi accende stufe e camini:

  • Lombardia,
  • Veneto,
  • Emilia-Romagna,
  • Toscana
  • Piemonte.

Vediamo quindi, regione per regione, cosa si rischia e quali deroghe sono previste.

Multe per stufe e camini in Lombardia

Si tratta senza dubbio della regione nella quale sono previste le multe più salate. Qui le sanzioni partono infatti da 500 euro sino ad arrivare a 5000 euro. Il divieto per stufe e camini è entrato in vigore il 1° gennaio 2020 e riguarda l’utilizzo di generatori di calore domestici classificati con 0,1 e 2 stelle e i generatori di calore alimentati a biomassa legnosa che non abbiano almeno 4 stelle e con emissioni superiori a quelle consentite.

Per quanto riguarda le stufe a pellet con una potenza tecnica nominale inferiore a 35 kW, invece, da ottobre 2018 è previsto che il materiale da ardere sia conforme alla classe A1 della norma UNI EN ISO 17225-2. In caso di controllo, l’utilizzatore dovrà comprovare attraverso idonea documentazione la qualità del materiale acquistato per la combustione.

Una menzione a parte merita la provincia di Brescia. Qui, infatti, grazie a un’apposita delibera di giunta datata 11 ottobre 2021, potranno essere utilizzati impianti a legna o pellet in casa con meno di 10 kW di potenza fino al prossimo 15 ottobre 2024. La deroga è estesa a tutti i comuni della zona sotto i 300 metri di altitudine.

I divieti per stufe e camini in Veneto

Anche il Veneto ha previsto delle restrizioni nell’utilizzo di stufe e camini che è bene conoscere soprattutto alla luce dell’attuale situazione per evitare multe salate. Nel caso specifico, in questa regione la delibera regionale n. 836/17 ha vietato l’installazione di generatori di calore classificati con meno di 3 stelle, l’utilizzo di questi impianti già esistenti se inferiori a 2 stelle e, per chi procedeva ad una nuova installazione entro il 31 dicembre 2019, il divieto di installare caloriferi a legna o pellet classificati con meno di 4 stelle e l’utilizzo di impianti già esistenti con meno di 3 stelle.

Emilia Romagna e la Legge per la montagna

Leggermente diversa e probabilmente meno restrittiva la normativa che vieta l’utilizzo di stufe a legna o a pellet in Emilia-Romagna. In questa regione, infatti, per effetto di apposita delibera è fatto semplicemente divieto di utilizzare generatori di calore classificati con 1 o 2 stelle in immobili civili nei quali è presente un sistema di riscaldamento alternativo, nei comuni sotto i 300 metri di altitudine e nelle zone oggetto di infrazione per la qualità dell’aria.

Un’apposita legge regionale definita “Legge per la montagna” permette ai comuni montani dell’intera regione di essere totalmente esentati dai divieti appena visti.

Cosa è vietato in Toscana

Anche la regione Toscana, aderendo al "Protocollo d’Intesa per la promozione di azioni e di iniziative finalizzate alla riduzione delle emissioni degli impianti termici alimentati a biomasse legnose", partecipa all’obiettivo di ridurre l’emissione di particelle inquinanti dovuti al riscaldamento a biomassa.

Nello specifico, vietati i generatori di calore più obsoleti di classe 1 o 2 stelle quando in casa è presente un qualsiasi sistema di riscaldamento alternativo non alimentato a legna o pellet.

Piemonte: i divieti previsti

In Piemonte a regolare il divieto di installazione ed utilizzo di apparecchi di riscaldamento alimentati a legna o pellet ha pensato un’apposita delibera regionale del 2018 che vieta, nello specifico, l’installazione a partire da ottobre 2018 di impianti alimentati a legna con classe inferiore a 3 stelle e potenza nominale inferiore a 35kW e da ottobre 2019 apparecchi con potenza inferiore a 35 kW e classe con meno di 4 stelle.

Per quanto riguarda l’utilizzo di impianti già esistenti, la delibera regionale del Piemonte vieta l’utilizzo di apparecchi a legna con classe emissiva inferiore a 3 stelle e potenza nominale minore di 35 kW. Tale divieto riguarda nello specifico, però, i comuni appartenenti alle zone dell’agglomerato di Torino, Collina e Pianura.

Multe per chi accende stufe e camini: come avverranno i controlli?

Alla luce dei numerosi divieti imposti per installazione ed utilizzo di riscaldamento a legna o pellet, ad oggi molti si chiedono come possano avvenire i controlli che porterebbero a multe piuttosto salate, nella stragrande maggioranza dei casi non inferiori a 500 euro a famiglia.

I controlli da parte degli organi preposti potrebbero avvenire a campione durante il periodo invernale o su richiesta. È questo il caso, ad esempio, di un vicino che lamenta la presenza di fumi cospicui da una canna fumaria di abitazioni vicine. In questo caso, su apposito sollecito di un cittadino privato, potrebbero essere eseguiti controlli sulle apparecchiature sospette e sul materiale utilizzato per la loro alimentazione.

Fonte: https://quifinanza.it/economia/video/riscaldamento-multe-stufa-camino-legna/666585/