La stretta prevista da settembre per limitare il consumo energetico e mitigare, almeno in parte, gli effetti che la guerra russo-ucraina sta avendo sull’approvvigionamento di gas modificherà l’attuale calendario di accensione e spegnimento dei riscaldamenti in tutta intervenendo anche sulla durata massima giornaliera di funzionamento degli impianti.

Vediamo quindi come impatterà questa manovra sull’utilizzo del riscaldamento in Italia e cosa aspettarsi questo inverno zona per zona.

Riscaldamento: la divisione in fasce climatiche

Il DPR 74/2013 suddivide la nostra penisola in sei zone climatiche tenendo conto delle temperature medie giornaliere.

Le zone, da A a F, partono dai comuni italiani più caldi come quelli dell’estremo sud (Lampedusa, Porto Empedocle e Linosa, solo per citarne alcuni) con un rapporto gradi-giorno inferiore a 600, arrivando a quelli più a nord come i comuni dell’arco alpino (tra questi Aosta, Belluno e Bolzano) con un valore del rapporto gradi-giorno superiore a 3000.

Riscaldamento: il calendario di accensione degli impianti


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Ma cosa significherà in buona sostanza questa suddivisione già esistente alla luce del piano di contenimento dei consumi di gas naturale?
La suddivisione prevederà:

  • Per la zona A, la più calda che include Porto Empedocle, Lampedusa e Linosa, l’accensione dei riscaldamenti dall’8 dicembre 2022 al 7 marzo 2023 per sole 5 ore giornaliere;
  • Per la zona B, dall’8 dicembre al 23 marzo per un massimo di 7 ore al giorno; rientrano in questa zona le città del sud come Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa, Trapani.
    -  Per la zona C, dal 22 novembre al 23 marzo per un totale max di 9 ore giornaliere; rientrano in questa zona Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari,
    Catanzaro, Caserta, Cosenza, Napoli, Latina, Salerno, Lecce, Ragusa e Taranto
  • Per la zona D, accensione prevista l’8 novembre e spegnimento il 7 aprile per massimo 11 ore al giorno; rientrano in questa zona Ancona, Avellino, Chieti, Foggia, Genova, Grosseto, Firenze, Pescara, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Roma, Viterbo, Siena, Matera, Teramo e Vibo Valentia.
  • Per la zona E, dal 22 ottobre al 7 aprile per 13 ore totali giornaliere; tra le città di questa zona troviamo: Alessandria, Aosta, Bergamo, Brescia, Como, Bolzano, Campobasso, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Milano, Modena, Parma, Padova, Piacenza, Perugia, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Udine.
  • Per l’ultima zona, la F, nessuna limitazione né da calendario che per il numero di ore al giorno di accensione degli impianti. Rientrano in questa zona i comuni più freddi d’Italia, come quelli delle province di Aosta, Belluno, Bolzano, Cuneo e Trento.

La stretta sui consumi giornalieri legati al riscaldamento riguarderà tutti gli impianti di climatizzazione degli ambienti, indipendentemente dal fatto che producano o meno anche acqua calda sanitaria.

Date di accensione dei riscaldamenti posticipate: ecco dove e quando

A causa del caldo di questi giorni alcuni sindaci hanno deciso di posticipare ulteriormente la data di accensione. Diventa quindi così la data di accensione per i seguenti comuni:

  • 28 ottobre: Pordenone
  • 29 ottobre: Bergamo, Cremona, Milano, Torino
  • 31 ottobre: Varese
  • 2 novembre: Bologna, Imola, Verona

Limiti di temperatura per il riscaldamento 2022

Il nuovo decreto ha inserito modifiche al DPR n.74/2013 anche per quanto riguarda le temperature massime con cui settare i termostati:

  • 19 gradi per abitazioni, scuole e uffici;
  • 17 gradi per le strutture adibite ad attività artigianali e industriali.

Ad entrambe le categorie si applica una tolleranza di 2 gradi, portando il max a 21 e 19 gradi.

Queste regole non si applicano in caso di:

  • riscaldamento con fonti rinnovabili
  • strutture con presenza di malati (ospedali e case di cure),
  • asili
  • attività produttive in cui è prevista una temperatura dell’ambiente più alta (saune e piscine)